ESTATE 2018 – Emanuele Franceschetti

Tre inediti

Amo la mia inquietudine, che è forza germinale.
Mi riconosco, adesso:
creatura appena giovane o remota
che non cede alla gioia…
In questo mio peccato capitale
immagino, per vizio d’indulgenza,
una forma possibile d’amore.

 

 

Lontananza è lasciare che la morte
guadagni spazio dentro al nostro spazio.
Se non ci sei, non so spingermi oltre
la rassicurazione del mio limite:
lontano, nella trasfigurazione
del ricordo, come in quest’incantesimo
virtuale che pietrifica e conserva…
nulla è come tenerti, misurarti.
Comprenderti nell’unico perimetro
possibile, nell’arco delle braccia,
dove il miracolo è esserci davvero,
scampare alla dimenticanza, al vuoto.

 

 

Stabat Mater

Come poteva farne un canto, chiedo,
confondere di musica il dolore
antico di una madre così giovane,
chinata a terra, oppure dignitosa
e tenera, con gli occhi crocefissi…
Come potevano farne un canto
fedele a malapena a quell’attimo indicibile?

 

Emanuele Franceschetti

 

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