RICORDANDO DIEGO VALERI. Quattro poesie

INIZIALE

Quando ti schiudi, fiore
divino, assorto è il tempo
fuor di notte e di giorno;
l’aria non ha colore,
tutto è perduto intorno.
Tu solo sei, divino
fiore del nulla, amore.

PRIMA LUCE

La prima luce è alla finestra:
stacca dal bianco il tuo corpo bianco,
tenue rileva la spalla e il fianco,
lascia nell’ombra la chiara testa.

Tu dormi semplice e quieta
sotto le palpebre, sotto i seni;
come la rosa ti scopri e ti celi,
come la rosa nuda e segreta.

TEMPO CHE MUORE

Alto sui colli fiammeggiato spazio
di perduto tramonto,
ove un’esile luna di topazio
s’incide ad arco e trascolora in bianco.
Grotte d’ombra degli alberi, pallore
delle erbose radure. E quello stanco
suono dell’acqua al fondo della sera.
Tu nei miei occhi, tu sopra il mio cuore,
disperata dolcezza. E il nostro tempo
che intanto muore.

FINALE

Dove tu sali, inebriata allodola,
amoroso pensiero,
perdute sono e memoria e speranza.
Spento ogni suono, morta ogni parola,
pare che il vento della vita dorma.
C’è soltanto quel cielo e quella forma
della tua voce sola;
il tuo canto che vola.

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Diego Valeri

Nato a Piove di Sacco nel 1887 e morto a Roma nel 1976, Diego Valeri è stato poeta, traduttore e docente di Letteratura francese all’Università di Padova.
In ambito poetico si ricordano Poesie vecchie e nuove (Mondadori, 1930), Tempo che muore (Mondadori, 1942) da cui sono tratte le poesie qui sopra, Sgelo (Mondadori, 1967), Poesie piccole  (Scheiwiller, 1969). Traduttore di Flaubert, Stendhal, Goethe e La Fontaine, in ambito saggistico si è occupato della nuova poesia francese, ma anche di Montaigne, Racine e Picasso, nonché de Il Simbolismo francese da Nerval a De Régnier (1954). Memorabile la sua Guida sentimentale di Venezia (1942 e 1955).

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