Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia sedicesima

Il Rimorso viene educato a mordere sempre due volte: la prima qualcun altro e la seconda se stesso. Vive nell’errore: incapace di trattenersi dall’attaccare il prossimo, non può che seguitare a castigarsi. Così, braccato dalla Colpa, vaga ruminando il passato. Il suo corpo martoriato è un monito per le altre creature: non seguite le mie orme.

Bestia diciassettesima

La Resilienza abita terre infestate dai predatori. Per ogni agguato subìto reca sulla pelle una cicatrice simile a una crepa, dalla quale, nelle tenebre notturne, si spande un brillio di rara bellezza. Il sangue stillato dalle sue ferite viene assorbito dal terreno, che trasforma ogni goccia in un seme e ogni seme in un fiore. Così, col passare degli anni, dall’involucro emerge un essere di pura luce che attraversa campi fioriti di rosso.

Bestia diciottesima

Il Perdono è un infallibile spazzino. Percorre enormi distanze per ritrovare i luoghi in cui conobbe il dolore e quando li raggiunge sfila placido tra schiere di bestie urlanti, che d’un tratto tacciono e si allontanano. Migrano altrove la Rabbia, il Rancore, l’Odio e la Vendetta. Le loro sagome spariscono all’orizzonte, nel grande disco del sole che cala come un sipario. Il Perdono si sdraia, chiude gli occhi e si addormenta.

Bestia diciannovesima

L’Accettazione nasce in un deserto di cenere, avvolta da un pulviscolo che oscura la luce del sole. Sono le zampe dell’Ira a sollevarlo, e la Disperazione si trascina gemendo fra le dune. L’Accettazione ne abbraccia il corpo smagrito con la lunga proboscide e intona un canto di resa. Poco alla volta la tempesta di cenere smette d’infuriare e la Disperazione, accolta e cullata, si dissolve in un brillio. Il cielo torna a essere terso.

Bestia ventesima

La Gratificazione è una creatura rotonda, dal ventre pasciuto e dal volto pieno. È l’immagine stessa della circolarità assisa all’ombra di un baobab, memore della via che l’ha condotta al riparo, ma radicata al presente.

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