Bestiario delle emozioni

Francesco Cangioli

Bestia sessantaseiesima

Il Sollievo si abbevera a una goccia di rugiada, il liquido gli rinfresca la bocca riarsa.
Accanto a lui una noce che pesa cinquanta volte il suo corpo è adagiata tra i fili d’erba. L’ha portata in spalla tutta la notte, fianco a fianco coi suoi compagni.
Le zampe gli tremano ancora, ha il dorso in fiamme, ma la brezza che gli scivola sui fianchi gli procura un brivido di piacere.
La luce rosata del crepuscolo mattutino tinge i petali di una margherita al di là della noce.
Il Sollievo raggiunge lo stelo e si arrampica fino al capolino del fiore. Si sdraia e lascia ciondolare le antenne nel vuoto oltre la corolla. Sprofonda nel morbido letto e si addormenta.

Bestia sessantasettesima

La Depressione è un pesce abissale che ha smarrito la propria luce.
Un tempo attraversava le profondità di pece scacciando i terrori col suo piccolo astro pendente, ma adesso l’oscurità la schiaccia contro la sabbia melmosa del fondale. L’antenna le ciondola spenta davanti agli occhi.
È cieca e senza forze, le pinne abbandonate alle correnti che frusciano minacciose.
Un brillio si spande nel buio, aumenta d’intensità e si avvicina: è un pesciolino luminescente, una vampa che guizza nell’abisso.
Forse non tutto è perduto: persino l’ombra è abitata da creature benevole. Le terranno compagnia finché non sarà pronta ad affrontare le tenebre, a ritrovare la luce.

Bestia sessantottesima

L’Apprensione nuota verso la battigia finché non raggiunge il punto in cui l’acqua è appena sufficiente a coprirle il carapace. Ferma le pinne e tende le orecchie. Le uova dovrebbero schiudersi a momenti.
Un concerto di scricchiolii le giunge confuso nello sciacquio della risacca.
Schiude appena il becco, il cuore le rimbomba nel guscio.
I suoi figli dovranno mettere in fila molti passi prima di guadagnare il mare. Potrebbero confondere un lampione per la luna e sbagliare strada, oppure finire in pasto ai predatori nascosti nella sabbia.
Solleva il capo oltre il pelo dell’acqua e prende una boccata d’aria.
Decine di minuscole sagome avanzano sulla spiaggia.
Ce la faranno?

Bestia sessantanovesima

La Sincerità accelera il passo, l’Inganno e l’Ipocrisia s’inoltrano nel bosco. Temono di essere smascherati.
Lei non demorde, devia verso il margine della radura e scatta. Il suo corpo diafano si tinge di rosso per la rabbia.
Nella valle risuonano grida, ululati, muggiti. Sono i richiami delle bestie che la stanno cercando, irriducibili, per foreste, monti e pianure. Qualcuno riuscirà a raggiungerla, prima o poi. Ben venga.
La Sincerità schiva un cespuglio e si ferma dinanzi al tronco squamoso di un abete.
L’albero si flette in un inchino, tutti gli altri fanno lo stesso. Il sole inonda il bosco di luce.
Sarà più facile, adesso, trovare i fuggitivi. La Sincerità emana un luccichio dorato di gratitudine.

Bestia settantesima

Il Perfezionismo scava una buca per nascondervi i propri difetti. Raschia la terra con gli artigli uncinati e le zolle gli sporcano la pelliccia. Si ferma e si lecca via la polvere dal petto.
Ha il fiato corto, ma deve scavare ancora: il nascondiglio non basta a contenere tutte le sue mancanze.
L’umidità aumenta, il sole, sopra di lui, è sempre più distante. Si sta avventurando nelle viscere della terra.
La zampa sbatte contro uno strato di roccia coriacea, impossibile da perforare.
Ha i muscoli contratti e la lingua riarsa. Avrà scavato a sufficienza?
No, serve una buca più profonda.
In alto, chino sull’orlo, il Giudizio lo fissa e si lecca le labbra.
Il Perfezionismo sobbalza, abbassa lo sguardo e solleva una zampa per riprendere a scavare. I suoi artigli, però, sono ormai consumati. Guaisce e si trasforma in Frustrazione.

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