IL NICHILISMO DIMENTICATO – recensione di Marco Patrone a Serotonina

Come tutte le nuove uscite di Michel Houllebecq anche questo Serotonina ha fatto molto discutere, tanto che ad appena due settimane dalla pubblicazione chi si trova ad averlo letto e volerne scrivere ha difficoltá a dire qualcosa di nuovo (ammesso che questo sia necessario) o trovare una chiave di lettura inedita.
Tra le cose che avevo sentito citare più spesso, per esempio, vi erano il riferimento ai gilet gialli e ovviamente il discorso sulla depressione, come ovvio visto il titolo.

Credo che come per altri scrittori sia ormai difficile aspettarsi da Houellebecq novità sostanziali, e infatti, dopo la trama tutto sommato elaborata de La carta e il territorio e la distopia di Sottomissione, torniamo in territori molto lineari, un po´come in Estensione del dominio della lotta, con un personaggio ragionevolmente disperato che in flashback racconta in prima persona la propria esperienza (il proprio tentativo) di vita, tra relazioni, modesti viaggi, un lavoro minimamente soddisfacente e altre cose che non sarebbe corretto anticipare.

Devo dire che a me Serotonina non pare tanto un libro sulla depressione clinica, quanto sull´irraggiungibilità della felicità, e aggiungo che la vera natura di questo romanzo è a mio modo di vedere sì riflessiva, come tipico dell´autore, e forse di stampo riflessivo-nichilista, ma con forti aggiunte di una certa tenera malinconia e di notevoli dosi di umorismo.
Il tipico personaggio di Houllebecq, insomma, non è mai stato tanto romantico, empatico, vicino alla realizzazione come uomo, e di fatto di questa mancata realizzazione e delle sue conseguenze, a partire da quelle mediche, tratta il romanzo.

Clamorosamente, il nostro protagonista sembra teorizzare come la felicità quella vera si possa trovare solo nell´amore (!) o, in subordine, nel sesso (e meno male, altrimenti sarebbe venuto da pensare che lo scrittore francese si sia rammollito!), per il resto non mi pare essere più sguaiato, razzista, onanista, pornografo, puttaniere della media della popolazione romanzesca o reale. Il che significa che lo è molto meno rispetto ad altre creazioni di Houellebecq.
E poi davvero, chi mai si sarebbe aspettato che un eroe houellebecquiano
a) scandalizzarsi di una fidanzata che fa sesso con gli animali
b) mettere in fuga un pedofilo?

Parlavo di umorismo: esso si sostanzia in tante frasi od osservazioni, a volte fulminanti, su vita, rapporti tra i sessi, società, manie contemporanee (qui ad esempio: i centri commerciali, gli show culinari e il rapporto col cibo in generale) e ha prodotto in me, durante la lettura, molti franchi sorrisi, alcuni ovviamente screziati di amarezza.
La parte identificata con i gilet gialli è tutto sommato breve, e mi è sembrato un espediente (riuscito) dello scrittore per creare un po´di azione ma anche un ben mirato attacco all´avidità di questa Europa che si sta muovendo verso strade ultra-liberiste.

Mi pare in ultima analisi un Houellebecq di buon livello, quasi certamente non ai suoi vertici, impossibilitato a provocare all´infinito o a escogitare nuove inquietanti distopie, e colto a rifugiarsi in una storia come detto semplice e lineare, con un messaggio addirittura di speranza, come se attraverso le vicende di Florent-Claude Labruste l´autore volesse dare un monito a chi, vonnegutianamente, sia almeno vicino alla felicità e non se ne renda conto, o se la lasci sfuggire per inedia o inerzia sentimentale, o perché gli mancano le parole.
Che sia stato il matrimonio, l´agiatezza, l´ingresso nei sessant´anni, mi pare per lo scrittore francese un progresso (molti lo vedranno come un regresso) non da poco.

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Informazioni sul libro

Michel Houellebecq – Serotonina

Traduzione di Vincenzo Vega

Ed. La Nave di Teseo 2019

322 pg.

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