Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia settantaseiesima

L’Indifferenza incede a passo lento su una spiaggia gremita di carcasse. Scavalca le lische imputridite della Gioia strappata all’acqua e morta di stenti. Scarta di lato per evitare la Tristezza arenata nella sabbia e fissa lo sguardo sull’orizzonte.
Qualcosa le scricchiola sotto uno zoccolo: la Paura ha incrociato la sua strada e lei l’ha schiacciata. Agita la zampa per scrollarsi di dosso i frammenti di conchiglia e si rimette in cammino.
L’Ira sbuffa minacciosa e raspa una duna alla sua sinistra. Si sta preparando a caricare. L’Indifferenza la supera senza battere ciglio.
Niente turba il suo cammino, nessuna creatura può toccarla.

Bestia settantasettesima

L’Abnegazione rincorre un Ideale nella prateria assolata. Le dolgono le zampe e il cuore le martella le costole, ma non bada a sé. Di fronte a lei, il mantello eburneo della bestia che difende scintilla baciato dal giorno.
D’un tratto l’Oppressione, in agguato dietro un cespuglio, scatta con le zanne scoperte per ghermire l’Ideale. L’Abnegazione accelera sollevando nuvole di polvere intorno a sé. Col fiato corto e la lingua penzoloni balza nel vuoto e si frappone tra l’assalitrice e l’assalito. Chiude gli occhi e attende.
Comunque andrà a finire, non avrà rimpianti.

Bestia settantottesima

L’Autoinganno si sporge sul lago, il vento spezza il suo riflesso in frammenti separati da reticoli di luce. Il muso affilato vibra nell’acqua, occhi brillanti rispondono al suo sguardo. Ha le orecchie tese, la fitta lanugine gli ondeggia sul petto ampio.
Lo sfavillio che circonda la sua figura cela il resto del corpo, ma l’Autoinganno intreccia i fili di luce per ricamare zampe possenti e una lunga coda. Ha un aspetto maestoso.
La brezza si acquieta, la superficie del lago si ricompone in una lastra uniforme. La sua immagine smette di tremolare e…
Si volta, dà le spalle al proprio riflesso e si riavvia verso il bosco. La pancia gli struscia contro le zolle, il moncone della coda si agita come un pesce morente.
Si abbandona all’ombra di una quercia ed espira tutta l’aria che ha nei polmoni. Adagia il mento sulle zampe anteriori, le uniche due che gli sono rimaste. Ha un groppo in gola.
Serra le palpebre: è tutto intero, basta non guardare. Riaprirà gli occhi solo quando l’acqua del lago potrà restituirgli l’immagine di sé che vuole vedere.

Bestia settantanovesima

Il Compromesso scava davanti a sé con le zampette artigliate. Il terreno è morbido e friabile, l’ideale per le gallerie. Ha la schiena premuta contro il soffitto, l’addome schiacciato sul pavimento: il cunicolo è ancora stretto, ma avrà tempo di allargarlo più tardi. Mena colpi rapidi e decisi, il fresco gli dà un senso di benessere.
La terra dinanzi a lui frana, il cuore gli salta un battito. Si ritrova faccia a faccia col suo vicino.
Squittisce seccato, il vicino fa lo stesso. Nessuno sconfinerà nello spazio dell’altro: non resta che ricostruire la parete. Lavorano di concerto, ammucchiano il terriccio e lo ricompattano premendovi contro con le zampe.
Lo stomaco del Compromesso borbotta. Scavare mette una gran fame, meglio risalire in superficie.
L’erba del prato è verde e gustosa, brucarla è un vero piacere. Di fronte a lui c’è un dente di leone: zampetta verso di esso, apre la bocca e… sbatte la testa contro qualcosa. È di nuovo il suo vicino.
A quanto pare il fiore è sulla linea di confine fra i loro territori. Nessuno potrà mangiarlo.
Realizzano insieme un solco da non superare. Né lui né il vicino, così, saranno scontenti. Ma saranno felici?
Qualcosa gli brucia nel petto: il Desiderio imbrigliato al suo interno lo consuma.

Bestia ottantesima

L’Incubo sorge quando il Sogno s’impiglia nella tela dell’Orrore. Diviene un bozzo amorfo che genera un oscuro mutaforma, usurpa il dominio del Sonno e si riveste di conchiglie abbandonate dalla Paura.
La sua danza macabra dipinge la notte di ombre terrifiche che si stagliano su uno sfondo torvo e indistinto. Sotto di esse strisciano Desideri negletti, Angosce intrappolate nell’abisso, lamenti di creature inascoltate.
Quando la Veglia squarcia la cortina della notte, l’Incubo fugge nel mondo sotterraneo, ma lascia dietro di sé orme che raccontano una storia.

Back to Top