Inanconarsi. Mal’Anconìa di Fabio M. Serpilli

S’intitola Mal’Anconìa – ossia Mal d’Ancona – l’antologia che raccoglie la produzione poetica di Fabio Maria Serpilli con alcuni testi inediti, altri rielaborati e precedentemente pubblicati nell’omonimo Mal’Anconìa (in Canto a Cinque voci. Poeti in lingua e in dialetto, Humana, 1999), in I luoghi dell’anima (peQuod, 2002) e Lingua de Aleluja (in Lingua lengua. Poeti in dialetto e in italiano, Italic Pequod, 2017). Il volume (pp. 250), edito da puntoacapo all’interno della collana di critica e scrittura neo-dialettale “AltreLingue” diretta da Manuel Cohen, comprende una prefazione dello stesso Cohen e la postfazione di Fabio Ciceroni.

Da questo canzoniere è possibile intuire e ricostruire il percorso poetico di Serpilli, già partendo dal titolo: come nota Cohen, oltre al riferimento esplicito ad Ancona, la sua polivalenza semantica si snoda tra «malìa» e «malattia», articolandosi in una dimensione che supera bozzettismo, macchiettismo e comicità dei dialettali di tradizione. La centralità del mistero e dell’esperienza del lògos, inteso come laboratorio linguistico, si riscontra nel continuo lavoro manipolatorio mediante il quale l’autore interviene appunto sul dialetto per riconfigurarlo in ragione delle esigenze espressive del neodialetto nel contesto della sensibilità moderna. Secondo Franco Scataglini l’inventio serpilliana (su tutti un altro esempio culminante è l’espressione «m’inancóno») è basata su un’oscillazione tra italiano e dialetto che si nutre di entrambe le risorse: «Le due espressioni linguistiche, oltre ad essergli congeniali, gli sono anche complementari» (Le due lingue di Serpilli, in AA. VV., Premio alla carriera per la poesia a Fabio Maria Serpilli, Comune di Ancona, 22 dicembre 2007). A tal proposito si è espresso anche Franco Loi, il quale ha rilevato che «la scrittura di Serpilli ha inteso tornare alla radice dell’anconetano, togliendo tutte quelle incrostazioni di costume, di folklore vuoto, di interventi impropri di altre culture non affini a quella anconetana. Il poeta ha creato la base del parlato dialettale. Una lingua all’osso, scarna su cui poi creare innesti […]. Una lingua aderente alle cose, un idioma fedele alle immagini dello spirito, un dialetto che veste la città, la storia, le persone… È il suo dialetto una lingua asciutta e potente ricca di suggestioni nuove e antiche… In questa descrizione rapida e musiva, si attua una identificazione tra luoghi fisici e lingua» (Alla radice del linguaggio e del senso, in «Famiglia Cristiana», ottobre 1994).

Di conseguenza, in nome del concetto di residenza, Serpilli elegge Ancona, la sua città, come luogo emblematico su cui innestare la propria riflessione esistenziale, caratterizzata da un confronto serrato tra la Parola cosiddetta rivelata e la parola umana: la presenza-assenza di Dio, la sua affermazione e negazione, il dubbio e la domanda di senso rappresentano il nucleo propulsivo che trova nella concentrazione musicale e gnomica del salmo veterotestamentario, spesso innervato da illuminazioni neotestamentarie, la sua forma compiuta.

 

Foto di Giandomenico Papa

 

Di seguito si riporta una selezione di testi del libro.

 

Mal’Anconìa

Qualunque parte
io m’inancóno
senpre sopro ‘l Sasso *
staca el Dòmo *
……………..Un filo de cità
per vìguli e pe’ slarghi
svurìchia fin’al’Arco
che òpre e chiude Piaza *

Da fòra ‘na gran spasa
de téti a fisarmòniga
cume si fóse pronto
cuncerto da sonà

Sento per Cità ‘ntìga
penzata ‘n’armunia
dal pieno al vòto d’Archi
su pe’ le strade e giù
mal’Anconìa

* Colle Guasco
* Cattedrale di San Ciriaco
* Arco della Prefettura, Piazza Del Plebiscito, popolarmente chiamata Piazza del Papa.

Malinconia e Mal d’Ancona – Da qualunque parte / io entro in Ancona / sempre sul colle Guasco / emerge il Duomo / Un filo di città / per vicoli e piazzuole / si dipana fino all’Arco / che apre e chiude Piazza // Da lontano una distesa / di tetti a fisarmonica / come fosse pronto / un concerto musicale // Sento per Città antica / pensata un’armonia / dal pieno al vuoto d’Archi / su e giù per le strade / di mal’Anconìa

 

Duelo

Lengua de vita e morte
‘ntìga sghizofrenia
de pasta dura e mòla
nun cunbinata mai

Fórze ‘na malatia
spartisce còre e testa
e nun è chi vinge
o perde stu duèlo

Fórze vive è ‘n erore
che nun cuméti mai:
èsse’ stato ntel gnente
èsse’ stato ntel mai!

Duello – Lingua di vita e morte / antica schizofrenia / di pasta dura e molle / mai combinata // Forse una malattia / divide cuore e testa / e non è chi vince / o perde il duello // Forse vivere è un errore / mai commesso: / fossimo stati nel nulla / e fuori del tempo!

 

‘Crobazia

Manco io viéno su dai morti
a dìve cusa c’è!
Manco io arpìo
………………………..è che
no’ vivémo pe’ scherzo
ma murimo per daéro
e cume int’un circo
io cu’ ‘n zalto triplo
giro intorno a la sorte
e ‘rcasco giusto
indó so’ io
……………..che po’
indó gira la morte
nun c’è mai
rete de prutezió

Acrobazia – Neanche io verrò su dai morti / a dirvi cosa c’è oltre! / Neanche io ritornerò / così / noi viviamo per scherzo / ma moriamo davvero / e come nel circo / io con un salto triplo / ruoterò intorno al destino / per atterrare proprio / dove sono io / che poi / dove gira la morte / non c’è mai / la rete di protezione

 

Mah!

«Mah
– ‘ndava dîndo Sandro –
Dio c’è o ce fa?»

Già che c’eri
pudevi fà de mejo
iu che so’ iu
nu l’avria fatu
nu l’avria
st’inferno

Ma perché sto chî
a ragiunà cun te
che sei l’ùnigo
che nun c’è?

Mah! – «Mah / – soleva dire Sandro – / Dio c’è o ci fa?» // Già che c’eri / potevi far di meglio / io che sono io / non l’avrei / non l’avrei fatto / quest’inferno // Ma perché sto qui / a ragionare con te / che sei l’unico / che non c’è?

 

*

Cu ‘sta lengua che so’ nato
suchiata da mi madre
te ridò quele parole
che da fiolo m’ha svezato

E viene a fior de labri
cume ‘na bocatina
el late che m’hai dato

Con questa lingua natìa / succhiata da mia madre / ti rendo quelle parole / che da piccolo m’hanno nutrito // E viene a fior di labbra / come un rigurgito / il latte che m’hai dato

 

Fabio Maria Serpilli (Ancona, 1949), dopo gli studi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università di Roma, si è dedicato al teatro, prima di esordire come poeta. Dal 1994 al 1996 suoi versi sono stati pubblicati da Valerio Volpini nell’antologia natalizia di «Famiglia Cristiana» insieme a Mario Luzi, Tonino Guerra, Franco Loi, Giuseppe Conte, Giovanni Cristini e Luciano Erba. Nel 1996 ha rappresentato la provincia di Ancona presso il certamen poetico del Pio Sodalizio dei Piceni a Roma con Luigi Martellini, Umberto Piersanti e Rosa Berti Sabbieti. Suoi testi sono apparsi nelle antologie L’Italia a pezzi (Gwynplaine, 2014) e Dialetto lingua della poesia (Cofine, 2015). È stato docente di scrittura creativa presso l’Accademia delle Belle Arti di Urbino. Ha curato, insieme a Jacopo Curi, l’antologia Poeti neodialettali marchigiani (Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, 2018, premio Frontino-Montefeltro 2019). Dal 1996 è coordinatore del premio “Poesia Onesta” e continua a svolgere attività divulgativa in qualità di presidente dell’Associazione culturale Versante.

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