Bestiario delle emozioni

Francesco Cangioli

Bestia centotrentaseiesima

L’Inconcludenza impasta l’argilla del suo pantano con le zampe striminzite. Muove le dita a casaccio, sprovvista di un piano. Sbuffa e si ferma: finirà domani.
Intorno a lei, tratteggiato appena dalla pallida luce delle stelle, si erge un intero esercito di sculture incomplete.
Vaga nel labirinto di sagome amorfe e raccoglie in un palmo una nuova manciata di creta. Perché dovrebbe iniziare a plasmarla? Gli abbozzi che la circondano, tutti quei progetti lasciati a metà, d’un tratto le appaiono privi di senso.
Abbandona la poltiglia e si avvicina una zampa al muso. Come può dare vita a nuove forme, se non conosce la propria? Chiude gli occhi e si sfiora.

Bestia centotrentasettesima

La Disperazione si trascina fra le dune di un deserto cinereo. Il Dolore le ha mozzato le gambe e la rincorre da giorni. Le coste visibili sulla sua schiena sono un presagio di morte e il grido che le arpiona la gola sarà l’ultima impresa della sua voce stanca. Gli occhi infossati hanno esaurito le lacrime: le traiettorie percorse dalle ultime che ha versato sono linee biancastre che solcano la polvere sui suoi zigomi ossuti.
Ecco che il Dolore la raggiunge. Lei urla e abbassa le palpebre di carta velina, ma una lunga proboscide le cinge i fianchi, la solleva e prende a cullarla: l’Accettazione la raccoglie e intona un canto di tenera resa.
Il Dolore si acciambella quieto e la Disperazione si dissolve in un brillio.

Bestia centotrentottesima

La Prepotenza si fa largo attraverso la marea lanosa di un gregge quieto. Le sue natiche enormi oscillano come palle demolitrici e schiacciano le vittime belanti le une contro le altre. Forte della propria mole, il suino grugnisce e avanza impettito verso la sponda del fiume, gettando occhiate raggelanti a chiunque accenni una protesta. Cosparge il suolo di escrementi che spandono nell’aria un olezzo stomachevole. Giunge sulla riva e infila il grugno nell’acqua gelata. Si disseta e si volta verso le mille teste chine che hanno dovuto cedergli il passo. Scopre le zanne. Le bestiole non si muovono, ma alzano il capo e piantano i loro occhi glauchi nei suoi.
Le setole gli si drizzano sulla nuca. Indietreggia e abbassa lo sguardo sull’acqua: non è altro che un verro nudo allevato dal Disamore.

Bestia centotrentanovesima

La Fantasia osserva il mondo dall’alto di una nuvola. Sdraiata sul suo letto di vapore percorre con lo sguardo le lontane maree, le praterie ondeggianti nella brezza, la coltre impenetrabile delle fronde che copre la foresta, e con le quattro zampe prensili impasta la candida lanugine che sostiene il suo corpo leggero come una carezza. Ha il muso acceso di stupore e plasma le nubi dando loro l’aspetto di un cane, di un drago, di un veliero sorpreso a sfidare le correnti dell’oceano. Consegna al vento i propri doni, sperando che qualcuno, un puntino confuso nell’immensità che scivola sotto di lei, possa raccoglierli prima che ritornino a essere solo sbuffi di vapore.
Giunge la notte e la Fantasia, adagiata su uno spicchio di luna, scruta i piccoli astri che punteggiano la terra: lampioni, abat-jour, lampadari, vecchie lanterne, falò che ondeggiano come spiriti antichi. Fischia e il Sogno, sua diretta emanazione, emerge dalla nebbia: così si rivela alle creature addormentate.

Bestia centoquarantesima

L’Allucinazione è una bestia discreta che sfugge allo sguardo dei più. Vive nascosta a un palmo dai nostri nasi, oltre la tela impalpabile tessuta dalla Percezione. Il suo alito filtra attraverso le maglie della rete e appanna lo sguardo di chi si avvicina al regno dell’invisibile. A volte le sfugge un gemito che risuona come un profluvio di parole arcane. Ha un odore sottile, che solo certi nasi riescono a captare.
Succede che qualcuno tenda una mano e il telo cade a terra. Allora la creatura, insieme donna e camaleonte, indossa le forme della realtà visibile per celare la propria nudità.
C’è chi viene rapito dall’inganno della bestia e rinuncia al mondo vecchio per il nuovo. Ma salvarlo è possibile: nel territorio illogico dell’Allucinazione giacciono, sparpagliati, frammenti di Senso da ricomporre.

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