Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia centonovantaseiesima

L’Ostentazione si precipita cantando in mezzo a un branco di bestie soporose. Fa una piroetta e atterra sulla schiena di una di esse. Gorgheggia a becco spalancato e balza sul petto di un maschio che dorme a pancia in su. Agita le ali in un frullio di piume rosse, nere, verdi, gialle.
È a caccia di sguardi.
Gli occhi delle creature riscosse dal sonno si aprono su di lei e subito l’Ostentazione acquista spessore e s’impettisce. Non ha bisogno di cibo, solo di essere vista. Le sue fitte penne nascondono un corpo fragile, che troppo spesso perde consistenza.
Se nessuno la guardasse cesserebbe di esistere.

Bestia centonovantasettesima

La Gentilezza regala uno sguardo a tutte le creature che incontra, ma lo distoglie in fretta se s’imbatte in chi non vuol essere osservato. I suoi occhi sottili, nei quali le pupille si confondono con le iridi nerissime, sono capaci di accarezzare. I palchi che le sormontano il capo sembrano mani tese verso il cielo. Ha un petto ampio e zampe possenti, ma i suoi zoccoli sfiorano appena il terreno e non producono alcun rumore.
La Gentilezza lascia dietro di sé impronte durevoli che guidano un corteo di bestie ribelli, in perenne lotta contro il dominio dello Sgarbo e dell’Indifferenza.

Bestia centonovantottesima

La Permalosità è una pantera di burro. Ogni urto rischia di lasciarle un solco sul corpo lattiginoso, così, se una bestia le si avvicina tanto da poterla toccare, lei scopre i canini, corruga la fronte e soffia.
Quando la calca di una mandria minaccia di schiacciarla, la Permalosità rimane in disparte, nascosta fra i tronchi delle acacie. Vive in fuga o con gli artigli sguainati per celare la propria vulnerabilità.
Lontana da tutto e da tutti continuerà a sembrare perfetta.

Bestia centonovantanovesima

La Contemplazione si accuccia a pochi passi dalla battigia.
Il cielo livido si specchia nella lastra argentea del mare e un sole pallido come un occhio cieco galleggia fra le onde. La coda nera di una bestia acquatica emerge dalle profondità e spezza la linea dell’orizzonte.
La Contemplazione è quel cielo, quel mare, quel sole e quella coda che adesso sprofonda.

Bestia duecentesima

L’Incomunicabilità non ha occhi né bocca e vive murata nel sottosuolo. Non conosce parole per dirsi e non sa come scavare per risalire in superficie. La terra trema parlandole di un altrove irraggiungibile, dove qualcosa si muove e la ignora. Se solo facesse rumore, se riuscisse anch’essa a far vibrare la terra, forse saprebbero di lei e la verrebbero a cercare. Solleva il capo e picchia contro il soffitto del suo loculo.

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