Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia duecentoseiesima

Il Pressappochismo apre tre occhi e tiene chiusi gli altri tre: meglio riposare a metà che non riposare affatto. Tesse la sua tela in fretta e furia, intrecciando i filamenti quanto basta perché il vento non li sciolga. Gli occhi chiusi si aprono, quelli aperti si chiudono. Lui pizzica un filo con la punta di una zampa e lo fa vibrare. Qua e là i nodi si allentano, ma nell’insieme la tela regge. Più o meno. Indietreggia e si acquatta su un ramoscello.
Una libellula dal corpo blu cobalto sfreccia verso la rete in un frullio d’ali. Il Pressappochismo allarga le zanne e si prepara all’assalto. La libellula fende la tela, che le rimane impigliata all’addome e ondeggia in volo come uno strascico. Lui resta di sasso: ha davanti il vuoto.

Bestia duecentosettesima

Il Silenzio ha grandi orecchie e il ventre vuoto come una cassa armonica. Se ti accosta il capo alla pancia, le voci delle bestie che hai dentro vengono amplificate e diventano udibili da fuori. Per questo in tanti cambiano strada quando il Silenzio si avvicina; solo chi non teme certe voci può farselo amico. La maggior parte degli umani lo considera nient’altro che un dispensatore di sgomento.

Bestia duecentottesima

La Distanza è un punto bianco all’orizzonte. Da laggiù non può far male, laggiù non può essere ferita. È difficile immaginarle un muso, qualcosa che la renda una bestia in carne e ossa. Si fa un passo verso di lei, e quella subito indietreggia. Come si può raggiungerla? Sedendosi a terra, forse, e allargando le braccia? Non è detto che verrà. Qualcuno si volta e va via, qualcun altro, invece, resta ad aspettarla senza sapere se funzionerà, ma sperando, o addirittura credendo. E credere e aspettare, questo si sa, a volte vale più che correre o fuggire.

Bestia duecentonovesima

La Versatilità ferma le ali e plana verso le onde. Il vento le soffia tra le piume, il mare si avvicina.
Lei si tuffa e agita le ali, che restano nude e si accorciano fino a diventare due pinne. Al posto del becco le spunta una bocca rotonda, sul collo le si aprono due file di branchie che l’acqua fredda attraversa spumeggiando. Le sue zampe si ritirano e scompaiono.
Nuota fra alghe e coralli, fra banchi di pesci argentati e tartarughe dall’ampio carapace, fra braccioli e lattine e relitti e palloni ormai sgonfi. Ma ecco la riva:  la Versatilità agita la coda e le pinne, asseconda la corrente che la sospinge sulla spiaggia e s’incaglia nella sabbia del bagnasciuga.
Si alza in piedi: ha due gambe e due braccia, ora, e intorno a lei ci sono decine di scaglie lucenti, i resti di ciò che era solo un attimo fa. All’orizzonte una pineta svetta sui tetti delle case.
C’è un altro luogo da vivere, un’altra forma da assumere.

Bestia duecentodecima

La Discrezione è un insetto filiforme, capace di attraversare qualsiasi fessura. Per farlo, però, ha bisogno di un invito: non c’è porta che oltrepassi se non la si chiama per nome. Drizza le antenne e ascolta volentieri uomini e bestie, ma ciò che sente rimane un segreto. Cammina sfiorando il suolo con le zampette leggere, senza fare rumore, e la sua presenza non è mai inopportuna.

 

Immagine in evidenza: Malinconia (1894) Edvard Munch

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