Una bella naturalezza. Intervista a Bahar Ghaempanah

I suoi quadri, da noi pubblicati due articoli fa, hanno avuto più di 1500 visitatori e un grande apprezzamento sia popolare che di critica (ndr.: “Piccola personale” di Bahar Ghaempanah). Oggi la intervistiamo, a proposito del suo lavoro. Bahar Ghaempanah, classe 1979, vive e lavora a Tehran, ma spesso è anche in Italia, dove sta lavorando per organizzare una sua Personale:

Come nasce la tua vocazione artistica?
Dopo il liceo scientifico, ho cominciato ad interessarmi alla grafica e a studiarla. Mi sono iscritta all’Università di Management, però contemporaneamente ho cominciato a disegnare modelli di sartoria teatrale e a creare loghi. Ho anche vinto cinque premi in Iran nella creazione di loghi, continuando a disegnare (e a studiare contemporaneamente all’Università), fino a quando ho incontrato quello che per cinque anni è stato il mio maestro, Behzad Shishegaran, che è un grafico ma anche un pittore molto famoso in Iran e non solo. Ha attualmente una sessantacinquina d’anni. È grazie a lui che sono passata oltre la grafica, cominciando a dipingere i miei primi quadri. Prima disegnavo la natura, le persone; ma lui è stato quello che mi ha aiutato a trovare la mia cifra artistica, che mi ha aperto un mondo che evidentemente stava dentro di me ma io ancora non me ne ero accorta.

Behzad Shishegaran

La situazione dell’Iran ha influito sul tuo modo di interpretare la realtà?
All’inizio volevo organizzare una mostra delle mie foto senza velo in testa, ma mi è stato impedito. Questo è stato un motivo per cambiare il mio modo di disegnare e dipingere. Ho dovuto cambiare tutto e disegnare altre cose. Senza per questo perdere la voglia di rappresentare la mia gente, di dare loro la parola attraverso i miei quadri. Il viso delle persone che vedi nel quadro intitolato “Sciopero”, per esempio, è il viso reale delle persone che mi si sono impresse dentro proprio guardando una manifestazione popolare nella mia città.

Tuttavia, nei tuoi quadri, appaiono anche figure mitologiche, lottatori che provengono – credo – dalla migliore letteratura epica. In che rapporto sei con la poesia e più in generale con la letteratura della Persia?

Rostam in un’antica miniatura persiana

Ottimi rapporti. Sì, quei miei quadri provengono dal libro più famoso di Firdūsī, L’identità persiana: il libro per eccellenza della nostra identità. Pensa che Firdūsī ha impiegato trent’anni per scriverlo, praticamente quasi tutta la sua vita. In questo libro c’è un personaggio leggendario, Rostam, che è un po’ come Achille nell’epica greca, che deve superare sette khan, sette livelli, per raggiungere la vittoria. In uno di questi khan, in uno dei momenti più drammatici del libro, Rostam uccide suo figlio, ignorando che era suo figlio: e questa è la storia che rappresento nel quadro che avete pubblicato. È una storia molto famosa, in Iran. In genere si tratta di battaglie sempre molto violente, molto aspre e aggressive.  Poi sento molto vicina a me la poesia di Umar Khayyām , che è forse il più conosciuto anche in Occidente.

E invece come sei arrivata – dalla linea geometrica – al riccio, alla curva, sintesi compiuta di ironia e delicatezza, per “fotografare” quadri di vita quotidiana, come ad esempio nel ciclo dei fumatori?
Non so di preciso perché mi è successo, ma a un certo punto ho sentito l’esigenza di mischiare la miniatura persiana (che ha linee molto morbide, assimilabili ai passi delle nostre danze tradizionali) al cubismo picassiano. E ho realizzato che mi viene molto più semplicemente da leggere il mondo, con più naturalezza, con più libertà. E mi piace.

Tu sei spesso anche in Italia. Ti ispira la nostra terra? O ti senti totalmente e fatalmente iraniana?
Sinceramente la geografia non incide su quello che sento dentro. Qui in Italia ho avvertito l’esigenza di dipingere Gesù e Maria, ad esempio, ma ancora non li ho messi su quadro: me li vedo davanti agli occhi, realizzo dentro di me come vorrei farli, ma ancora non l’ho fatto su una tela. Nel frattempo sto cercando di entrare nella mentalità italiana, di cogliere gli aspetti più propri e comuni della vostra vita quotidiana, di sentirmela anche un po’ mia. Staremo a vedere che viene fuori!

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Interprete e traduttore Hooman Ghaempanah

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