VOCI DALL’INIZIO (3) – MADDALENA LOTTER

da Questioni naturali, in XIV Quaderno italiano di poesia contemporanea:

 

Dominus custodiat introitum tuum et exitum tuum

(Salmi, CXX, 8)

 

*

anche le case se osservate
riflesse sull’acqua sono più vicine al vero
al vacillante

*

Verticale

In che trofeo finisce tutta la forza
spesa per contenersi, non deragliare
soggetto normale.

Poco prima del sonno
se batto piano
la cassa toracica comincia
una musica preistorica
di tamburi, ossa e polmoni
e più, più in fondo
anche se non siamo mai andati
sospettiamo
esserci ancora io.

Dire: ho domato
i suoi canini scintillanti nel buio
e solo ora vivo
come un premio la mia incessante compagnia.
Così dormo. Non mi porta via
più niente da qui, dal faro fermo
della mente.

 

Inedito:

Il corpo è fermo nel feretro
fermo e freddo ma non al pari di un oggetto,
il corpo è fermo come un luogo
un lido, un parco un tempo
frequentato.

 

 

di Gianluca D’Andrea

Attenzione sonora e precisione verbale sono le cifre evidenti di questi testi scelti da Lotter per Voci dall’inizio. Lo si nota sin dal primo componimento, laddove si avverte il passaggio allitterativo delle fricative: da alveolari (case – se – osservate – riflesse, con geminazione intensiva graduale), a labiodentali (vicine – vero – vacillante). Trasferimento sonoro che insinua una vibrazione nel contesto ri-creato, per cui, è questa a mio avviso la funzione del riflesso, la dimora diviene figura in trasformazione. Un “vacillamento” appunto, un tremore che introduce a un mutamento in atto: cambia il modo di abitare il mondo, la sicurezza stessa dell’abitare.

La sensazione appena evocata è ancora più evidente nelle scelte lessicali del secondo testo, in cui si osserva un vero e proprio “deragliamento” identitario. La casa della prima si traduce, nella seconda composizione, nel corpo del soggetto. Ma è un corpo trasfigurato, che si percepisce attraverso l’auto-contatto (“se batto piano / la cassa toracica comincia / una musica preistorica”), un’auto-auscultazione indispensabile per cogliere l’altro, il sospetto che ci sia “ancora io”. In tal modo si spiega, nell’ultima strofa, la catabasi ferina e “verticale” in un corpo che per riconoscersi deve limitarsi e stabilizzarsi attraverso il “faro fermo / della mente” (ancora un suono fricativo, anche se sordo, non vibratile; nel tentativo non del tutto risolto di stabilizzare l’appercezione in atto. Il movimento che viene a crearsi adesso è ascensionale).

Infine ogni vibrazione è interrotta: la stessa necessità sonora stabilizzante esaminata nella chiusa di Verticale, si ripete nell’esordio dell’inedito, dove il corpo si trasforma in “feretro / fermo”, umiliando ogni spostamento insito nell’etimologia del termine, che già indicava comunque un campo semantico funereo. Stasi raggiunta, allora, anche se il finale prova a indicare il contraltare della solitudine collegabile all’immobilità di cui sopra: il tempo. Un tempo che ha bisogno di slargarsi, in direzione del passato per ora a detta del poeta, verso “lidi” antichi, verso un “tempo”, appunto, “frequentato”. E nella speranza che questa frequentazione di un tempo s’infittisca in futuro e possa trasformarsi in relazione, prendiamo congedo dalle parole.

 

Maddalena Lotter

 

Maddalena Lotter è nata nel 1990 a Venezia. Il suo primo libro si intitola Verticale (Collana Gialla, Lietocolle&pordenonelegge, 2015); una sua silloge, dal titolo Questioni naturali, è inclusa nel XIV Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2019) a cura di Franco Buffoni. E’ curatrice della collana di poesia A27 di Amos Edizioni, insieme a Sebastiano Gatto e Giovanni Turra.

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