Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia sessantunesima

L’Ottimismo alza il naso verso un gregge di nuvole lanose: entro breve pioverà. Strofina uno zoccolo sul terreno riarso e borbotta compiaciuto.
Tutto intorno una moltitudine di bestie spaurite si disperde in ogni direzione. Il Pessimismo pianta la testa dentro la sua buca. L’Allarmismo grida e si tuffa sotto la radice curva di una quercia.
L’Ottimismo scuote il capo. La pioggia innaffierà il terreno, l’erba crescerà rigogliosa.
Le prime gocce gli picchiettano sul naso, sulla fronte, tra le scapole. La polvere sulle sue zampe si scioglie in rivoli scuri. Muggisce e tira fuori la lingua: l’acqua gli rinfresca la bocca, gli inumidisce la gola asciutta.
Sopra di lui si accalca una folla di nembi grigi. Ha la pelliccia fradicia, è tempo di cercare un riparo.
Raggiunge la quercia e si siede sotto l’intrico dei rami. Uno sprazzo di sole filtra attraverso una nube ferrigna. Presto il prato sarà un tripudio di germogli.

Bestia sessantaduesima

La Determinazione risale la corrente e la sua forza triplica mentre avanza fra le rapide. Agita le pinne senza tregua: il suo obiettivo è la sorgente.
Altri esemplari le nuotano attorno. Un grosso pesce dalle squame argentate si rovescia sull’addome e le scivola accanto in direzione contraria, lasciandosi trasportare a valle.
Lei persevera, il cuore le martella nel petto con battiti sordi. Non cederà.
Sfrega un fianco contro un sasso, dilata le branchie, sbatte la coda.
La corrente si attenua, la temperatura si abbassa: ha raggiunto le acque sorgive.
Ora è tempo, per lei, di trasformarsi in Gioia.

Bestia sessantatreesima

L’Insonnia nasce dalla bocca spalancata di un Dolore. Si trascina con le braccia ossute nella notte cieca, la stanchezza le mozza il respiro. Gli occhi le bruciano, così prova a chiuderli, ma non succede niente. Si porta una mano al volto: non ha le palpebre. Si solleva sulle zampe contorte e un vento gelido le sferza la pelle nuda. Muove un passo incerto, vacilla sulle ginocchia e crolla di nuovo a terra. Fitte lancinanti le crivellano il cranio, un grido stridulo le scivola fra i denti. Nessuno le risponde.
Il cielo si tinge di rosa, il sole si affaccia all’orizzonte. Lame di luce la dilaniano.
Potrà farsi piccola e scomparire solo quando il Dolore che l’ha generata si addormenterà.

Bestia sessantaquattresima

L’Indulgenza tiene stretta fra i denti la collottola del cucciolo. Se non l’avesse visto allontanarsi nell’erba alta, forse adesso sarebbe morto. È stato incosciente e ha rischiato la pelle.
Gli dà uno strattone e ringhia. Dovrebbe punirlo, ma il suo corpicino trema. Forse ha già capito.
L’Indulgenza raggiunge l’ombra proiettata dalla chioma di un’acacia e ripone il cucciolo a terra. S’impettisce e gli rivolge uno sguardo severo. Il piccolo si raggomitola contro il tronco. Lei si china, gli avvicina il muso e lecca via le sue paure. È perdonato.

Bestia sessantacinquesima

Lo Scetticismo sbatte le ali membranose e si ferma in volo sopra la prateria, una distesa verde in cui non crede. Per esser certo di potervi poggiare le zampe dovrebbe atterrare, ma non lo farà: è quasi certamente un miraggio. Riparte e una folata di vento lo destabilizza. Che poi quel vento esista o meno è tutto da vedere.
Incrocia una rondine e stride per allontanarla. Ma forse non ce n’era bisogno, forse era solo un’illusione incorporea.
Una goccia di pioggia gli rimbalza contro un orecchio. Era fredda, a patto che fosse reale.
Tutto è dubbio, tutto è discutibile. L’unica cosa che sa è che non può sapere niente.

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