Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia centoventunesima

La Spensieratezza è nata sul ciglio di un burrone.
Corre leggera sul tronco teso fra i due margini dell’abisso, sfiorando appena la corteccia ruvida con le zampe. Il vento diffonde il profumo fresco degli eucalipti, il sole incendia l’orizzonte. Lei respira.
Sa che un passo falso la proietterebbe nel vuoto, ma non s’impietrisce. Se lo facesse, di colpo diverrebbe pesante e il tronco inizierebbe a scricchiolare.
Le cicale friniscono nei campi fioriti di rosso, un torrente gorgheggia e il legno tace.
La Spensieratezza continua a correre, lieve come un insetto che danza sull’acqua.

Bestia centoventiduesima

La Fortuna ha molti nomi. Darne una descrizione univoca è impossibile: sul suo conto circolano storie, ma nessuno è mai riuscito a vederla. Si dice che sia un grosso ragno intento ad annodare possibilità in una tela d’incontri fra uomini e bestie. C’è però chi sostiene che siano le scelte degli uomini e delle bestie a muovere le zampe del ragno, come se fosse un enorme burattino che assiste soltanto, osservandola con otto occhi spalancati, alla creazione della rete. A volte, tendendo l’orecchio a un crocevia, è possibile udire il fruscio che produce. Dove abbia la tana, nessuno lo sa. Tutte le creature, in un modo o nell’altro, sono connesse dalle sue trame.

Bestia centoventitreesima

La Preoccupazione ha occhi semoventi. Precedono la bestia rotolando al suolo e studiano la strada nel tentativo di evitare imprevisti.
L’animale, che per mezzo dei lontani globi oculari non conosce il sentiero su cui poggia le zampe, ma solo la via che si srotola più avanti, cammina incerto, incespica e si blocca, ignaro del presente.
Inoltre, poiché gli occhi, coi quali vede ma che non controlla, scivolano qua e là secondo i loro capricci, anche di ciò che lo attende non raccoglie che impressioni fugaci.

Bestia centoventiquattresima

La Superficialità nuota sul pelo dell’acqua, ma le sue zampe sfiorano il fondo: non può immergersi oltre.
Non sa che il suo mare è una pozzanghera, né che al di là della piana costiera l’oceano si aggrappa alla riva.
Il collo tozzo le impedisce di guardarsi attorno e sostenere il capo le riesce faticoso. Per questo tiene gli occhi bassi sull’acqua torbida e conosce del mondo solo un limitato riflesso.

Bestia centoventicinquesima

La Curiosità nasce nel cuore di un alveare a cerchi concentrici.
La cella che la ospita è ricolma di cibo e vi sono piccole conche che traboccano d’acqua limpida. Ma chi ha portato tutto fin lì? E cosa si nasconde oltre i pertugi scavati nelle pareti?
Fa capolino in un cunicolo, lo percorre e si ritrova in un corridoio circolare. Potrebbe fermarsi, bere e mangiare, e persino godere della compagnia di altre bestiole ronzanti.
Ma c’è un foro sul soffitto: si slancia per raggiungerlo e qualcosa prende a frullarle sulla schiena. Ha le ali!
S’infila nel buco e la storia si ripete: ogni fessura, ogni scorcio d’una nuova realtà la attira a sé. Così inizia la sua ricerca.

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