Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia centocinquantaseiesima

Le Aspettative vivono in branco e seguono regole di condotta immutabili.
Il primo pezzo di carne strappato al Caos spetterà al capobranco, che si avvicina alla carcassa e sorveglia con occhi torvi il resto del gruppo.
Tutti sanno che dovranno attendere per sfamarsi, e non chiedono altro. Se qualcuno trasgredirà la regola, il capobranco lo punirà.
Una giovane femmina si lancia sulla carcassa e leva un riso da iena. Il branco si paralizza, un vecchio esemplare guaisce spaesato. Il capobranco s’impietrisce e trema.
Le Aspettative sono abitudinarie, spesso capaci di prevedere il comportamento altrui, e per questo, quando la realtà tradisce il Pensiero che le guida, crollano a terra disattese.

Bestia centocinquantasettesima

L’Allegria si sgranchisce le lunghe zampe e scuote le alette bagnate. La tempesta è finita e i rami semispogli degli alberi si scrollano di dosso l’acqua piovana. L’ouverture delle gocce che tamburellano sul terreno invita l’uccello a danzare. Esso vortica e solleva mulinelli di foglie ocra, arancioni e vermiglie. Agita le ali e un turbine di piume bianche si spande tutto intorno, simile alla neve fittizia dispersa dai pioppi a primavera. Cinguetta e tende il collo verso il cielo azzurro che si rivela oltre le nubi ormai sfilacciate. Un grumo di oscurità svolazza nell’aria limpida e gli finisce nel becco: l’Allegria lo ingoia e lo digerisce. Non smetterà di danzare, né di portare la luce.

Bestia centocinquantottesima

La Consolazione si china sul corpo striminzito di un Dolore tremante e lo raccoglie con mani di velluto. Si allontana nel bosco dondolando nei palmi la bestiola morente e la deposita fra le radici di un olmo. Le rimbocca una coperta di foglie secche e si siede di fianco a lei, portandosi le enormi ginocchia contro il petto.
Coglie una radice color smeraldo, se la infila in bocca e la mastica lisciando la fronte del Dolore con un dito. Si toglie dai denti l’impasto lenitivo che ha preparato e lo spalma sulle ferite della bestiolina. Le stringe una zampetta e aspetta che il tempo faccia il proprio dovere.
Pian piano quel Dolore si rimpicciolirà e sparirà nel terreno. Diverrà una particella invisibile a occhio nudo e verrà assorbito dalle radici dell’albero. Tra le fronde dell’olmo nascerà un fiore odoroso.
Fino a quel momento, la Consolazione terrà stretta la sua zampa.

Bestia centocinquantanovesima

L’Irritabilità viene investita dall’alito di una formica, che le buca la pelle come una puntura. Contrae i muscoli e nitrisce. Un granello di polvere le sfiora una zampa e un brivido le s’irradia a tutto il corpo. Scalcia con furia e solleva nuvole di polvere che le finiscono nelle froge e la fanno starnutire.
Una folla variegata di bestie la fissa con gli occhi stralunati. Non comprendono la sua pena.
L’Irritabilità si allontana poggiando gli zoccoli a terra e subito ritraendoli: il suolo scotta come se fosse cosparso di carboni ardenti, i fili d’erba sono aculei che la graffiano e rallentano la sua fuga.
Ogni ronzio, ogni raggio di luce che le colpisce le iridi di sbieco le risulta insopportabile.
Il cuore le accelera squassandole il petto. Deve trottare via e cercare un po’ di sollievo. O almeno delle risposte:
qualcosa l’ha generata nel fitto del bosco. Quale ombra le è madre? A lei dovrà chiedere conto della propria insofferenza.

Bestia centosessantesima

Il Nichilismo è un distruttore di senso. Nero destriero del Caos, balza da un frammento all’altro dell’universo in disgregazione, risucchiando ogni molecola di significato con occhi simili a gorghi. Non ha obiettivi: ogni cosa è vana, e vano è lui stesso, nato nel buio di una grotta senza uscita, da troppo tempo abbandonata dalla Speranza.
Le bestie intorno a lui non sono altro che ombre pallide, larve che scavano confini nel disperato tentativo di conferire valore a un’esistenza altrimenti insensata.
Urta il suolo con gli zoccoli producendo un rumore sordo, e chi lo ascolta potrebbe pensare che la terra sia cava, una crosta arida induritasi attorno al nulla. Ma non è forse lui, la bestia che tutto nega, a essersi indurito attorno al vuoto che lo abita? Non è dentro il suo corpo, piuttosto che in seno alla terra, che si propaga quel rumore?

Back to Top