Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia centosessantunesima

Il Cinismo capeggia una congrega di bestie spietate. All’ombra dei suoi fianchi affilati camminano Nichilismo e Sarcasmo, davanti a lui il Disincanto mette in fuga gli spiriti antichi e prosciuga il mistero annidato in tutte le cose. La Sfiducia lo segue da presso e gli fa da consigliera.
Il mantello eburneo di un Ideale scintilla all’orizzonte. Il Cinismo sfoggia denti simili a bisturi e ruggisce per aizzare il branco, così l’inseguimento ha inizio.
Faranno a pezzi l’Ideale.

Bestia centosessantaduesima

La Sfiducia dorme un sonno leggero e tormentato. Si sveglia di colpo spalancando gli occhi nel buio: una luna pallida soffonde il suo corpo tremante di una luce bluastra e tratteggia, intorno a lei, profili minacciosi di arbusti, rocce e creature in agguato. Le stelle che bucano la notte sono punte d’infiniti denti siderali pronti a serrarsi sulla sua carne. L’universo è un mostro che la tiene sulla punta della lingua e aspetta il momento giusto per ingoiarla.
Un fruscio si avvicina tra i cespugli. La Sfiducia scatta in piedi e si precipita giù per la collina, come il Dolore e la Paura, suo padre e sua madre, le hanno insegnato a fare. Tutto ciò che è sconosciuto la spaventa.
Eppure, da qualche parte, anche l’Allegria si aggira tra le ombre. Correrà mai il rischio d’incontrarla?

Bestia centosessantatreesima

L’Insoddisfazione è una mangiatrice di ghiande confinata in una terra in cui non nascono querce. Si riempie lo stomaco di bacche, pinoli e castagne, ma il pensiero del frutto fantasma le scava una nicchia incolmabile nel ventre. È quel vuoto a renderla se stessa: non esisterebbe Insoddisfazione senza mancanza.
Un Desiderio irrealizzato la generò con uno sbadiglio; quel padre rassegnato troverà mai la forza di ardere, di liberarsi dal fango e sospingere l’Insoddisfazione verso i querceti lontani? Se accadrà, lei rosicchierà la prima ghianda, tremerà di piacere e si trasformerà in Gratificazione.

Bestia centosessantaquattresima

Qualcosa stride nel petto dell’Introversione: di che si tratta?
La bestia si apre le coste come fossero sipari: una matassa aggrovigliata di filamenti luminosi e linee d’inchiostro le vortica dentro. Sporge il capo verso l’intreccio in cerca di un bandolo da cui partire.
La luce degli astri filtra appena nella gabbia toracica attraverso la ferita aperta. I richiami delle mandrie e degli stormi si fondono in un brusio indistinto e si perdono fra i rumori dei visceri.
Mano a mano che dipana la matassa, l’Introversione scova demoni e tesori, e ciascuno di essi le impone una scelta: riemergere e condividere i frutti della sua ricerca o rimanere lì e addentrarsi ancora nel groviglio? C’è un mondo fuori e c’è un mondo dentro. Come può abitarli entrambi senza perdersi?

Bestia centosessantacinquesima

Il Godimento si tuffa di testa in una sorgente termale. I cristalli di ghiaccio che gl’imbiancavano la pelliccia si sciolgono all’istante e il grembo acquoso lo avvolge in un abbraccio tiepido. La tempesta che infuriava là fuori è già un ricordo lontano. S’immerge sempre più in profondità e la superficie sopra di lui è una lastra di luce azzurrata. Apre la bocca e si lascia inondare dal sapore sulfureo dell’acqua.
Non c’è che questo: il grembo della terra che lo chiama a sé e il calore che gli risveglia la vita nelle ossa.

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