Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia duecentoventunesima

L’Ambivalenza ha occhi grandi e piccolissimi, lunghe zampe troppo corte per correre e una pelliccia di un nero quasi bianco. È una bestia carnivora, si nutre solo di foglie e ama tutto ciò che odia. Predilige i climi freddi ed è comune avvistarla nelle giungle tropicali.

Bestia duecentoventiduesima

Lo Sradicamento si passa le dita sui monconi doloranti: non smetteranno mai di far male. Penzolano inermi laddove un tempo c’erano radici robuste, ancoraggi a un suolo conosciuto. Dentro di lui scorrono ancora memorie della linfa che lo nutrì quand’era bambino, ma la terra che lo partorì non è altro che un lontano ricordo a cui non può tornare.
Si sdraia prono e la ghiaia gli graffia l’addome. L’odore di polvere gli fa storcere il naso. Si aggrappa al terreno roccioso e si trascina sul ciglio del promontorio: sotto di lui le onde ruggiscono e si schiantano sulla battigia spumeggiando. Sia maledetta la tormenta che l’ha divelto, sia maledetta la corrente che l’ha portato via.
Casa è là, oltre l’oceano, e non gli appartiene più.

Bestie duecentoventitreesima e duecentoventiquattresima

L’Equità amministra le provviste di una colonia eterogenea di bestie. Allunga il muso sottile verso il primo animale in attesa, gli gira intorno e lo squadra da cima a fondo. Fa lo stesso con tutti gli altri.
Allo scoiattolo consegna una ghianda, all’elefante indica un’intera acacia dalla chioma folta e ancora intonsa: entrambi avranno lo stomaco pieno, entrambi saranno soddisfatti.
Nella colonia confinante è l’Uguaglianza a occuparsi del cibo. La bestia senz’occhi dà una noce allo scoiattolo e un’altra noce all’elefante. Il primo si sazierà, lo stomaco del secondo ruggirà per la fame. Lei, però, avrà dato a ciascuno la stessa parte, e per questo crederà di essere nel giusto.

Bestia duecentoventicinquesima

La Pacificazione attraversa il campo di battaglia con le ali spiegate. Sotto di lei, la sua ombra scivola su un tappeto di macerie fumanti. Un colpo di mortaio deflagra e solleva una gragnola di polvere e calcinacci. Una voragine squarcia il terreno, dai margini precipitano nel vuoto pneumatici sgonfi e lamiere roventi.
Lei si lancia in picchiata e fende l’oscurità del baratro. Non c’è niente che possa fare in superficie: ciò che esplode sotto il sole ha ragioni nascoste nel buio.
Un ruggito echeggia dalle viscere della terra e la Pacificazione stride in risposta. Qualunque cosa si nasconda là sotto, lei l’affronterà.

 

Immagine in evidenza: Fabio Alfonso, Gatto bianco e nero

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