Bestiario delle emozioni

di Francesco Cangioli

Bestia duecentotrentunesima

Il Dialogo è un uccello messaggero. Posa l’orecchio sul capo di un uomo e ascolta il brusio dei Pensieri intrappolati fra le pareti del suo cranio. Decolla in un frullio di piume cobalto e si posa sulla spalla di un altro uomo, depositario di una diversa colonia di Pensieri. Per essi traduce, cinguettando con voce cristallina, quanto ha udito poco fa. Un nuovo brusio viene generato in risposta e il Dialogo si leva ancora in volo. È una bestia infaticabile, capace di disinnescare lotte fratricide. Chi lo rifiuta condanna i propri Pensieri a divenire fossili incastonati nel silenzio.

Bestia duecentotrentaduesima 

La Priorità accelera il passo. Il vento le sferza il muso, gli alberi ai lati del sentiero sono un’unica macchia verde-marrone. Dietro di lei risuona uno scalpiccio flebile: le altre bestie sono lontane. Ha le cosce in fiamme, i polpastrelli le bruciano, senz’altro si sono spellati. Ma non si ferma, non può farlo: il Bisogno aggrappato alla sua pelliccia strilla senza tregua e si placherà solo una volta giunto sotto l’albero della Gratificazione. Così la Priorità continua a correre. Arriverà per prima e tornerà il silenzio.

Bestia duecentotrentatreesima 

Il Déjà-vù spicca un balzo e atterra su un ceppo d’ulivo. Aveva già spiccato un balzo, era già atterrato su un ceppo d’ulivo. In più, in quell’occasione aveva pensato di aver già spiccato un balzo e di essere già atterrato su un ceppo d’ulivo. Proprio allora aveva creduto di aver già spiccato un balzo, di essere già atterrato su un ceppo d’ulivo. Che sbadato, in realtà ancora prima aveva già spiccato un balzo e…

Bestia duecentotrentaquattresima 

Lo Svilimento ha occhi rimpicciolenti come cannocchiali impugnati per il verso sbagliato. Irride l’orso per le minuscole zampe, la giraffa per il misero collo, l’elefante per la proboscide insulsa. Quando era ancora un cucciolo sua madre fece lo stesso con lui. Da allora si crede tanto piccolo che rimpicciolire le altre bestie è l’unico modo che ha per pensarsi più grande. Coi suoi sberleffi tiene tutti lontani: se qualcuno si avvicinasse troppo l’illusione che culla scoppierebbe come una bolla di sapone.

Bestia duecentotrentacinquesima 

L’Immortalità è un’antica chimera. Non vive fra gli uomini, non cammina tra le bestie che popolano questo mondo. Chi si avventura alla sua ricerca consuma i propri giorni nella speranza d’ingannare il tempo, ma muore prima di averla trovata, proprio perché non l’ha trovata. È la figlia immaginaria dell’Angoscia e della Negazione, la più immateriale delle creature. Solo la Memoria può simularne la presenza, richiamando i Ricordi di quanti vissero dalla grotta della Dimenticanza. Forse è per questo che qualcuno sostiene di averla vista, e che sia una chimera: l’Immortalità è un miscuglio di occhi, zampe, mani, bocche, voci, odori. È una lenta processione di creature passate che la Memoria restituisce al presente.

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