Alcune ipotesi in materia di poesia contemporanea

Omaggio al poeta polacco Stanislaw Baranczak (1946-2014) attraverso un suo brano in sei punti del 1970 sul tema della poesia contemporanea

Stanislaw Baranczak

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Dovrebbe essere diffidenza.

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Dovrebbe essere diffidenza perché solo questo ne giustifica oggi l’esistenza. Quanto più è vasta la portata di un mezzo d’espressione, tanto più violentemente esso cerca di distoglierci dal pensare, di instillarci dentro questa o quella verità assolute, conformandoci a determinati sistemi di valore, obbligandoci a un comportamento o a un altro. La poesia, come ben noto a tutti, ha al giorno d’oggi una portata limitata. Ma proprio in questo forse sta la possibilità di una sua rinascita, il suo “capitale sociale”, dal quale si può venir fuori. Esiste la possibilità di fare di essa la prima testa di ponte nella lotta per un’immagine non falsata del mondo in cui viviamo, proprio per il fatto che la poesia si rivolge non a un fruitore passivo sdraiato davanti a un televisore o che sfoglia le pagine dei giornali, bensì a un uomo che evidentemente vuole pensare, dal momento che prende in mano un libro di poesia.

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Ma non solo per questo. Anche per la ragione che la poesia non è la voce anonima dei Persuasori Occulti bensì dell’individuo. Il pensiero individuale è un pensiero diffidente, critico nei confronti delle credenze, dei sentimenti e delle isterie collettive. L’individualismo congenito di questo genere letterario, dominato o stimolato dai poeti delle varie epoche, diventa oggi per la poesia una ulteriore possibilità di avere un rapporto attivo col mondo.

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E non è tutto. Dal momento che innata (ma non per questo immune dall’essere trascurata o plasmata) caratteristica della poesia è anche la sua predisposizione al concreto. La poesia verifica sempre, commisurando vane speranze allo stato di fatto. “Come ve lo immaginate concretamente?”. Questa domanda, soprattutto oggi, il poeta dovrebbe porla spesso, prestando un orecchio diffidente agli slogan generalizzanti, ai grandi miti, alle descrizioni del mondo che eludono difficoltà e cancellano conflitti. Dovrebbe portare tutto ciò a livello di evento individuale e sulla base di questo esempio singolo verificare che cosa resta dei sonanti luoghi comuni.

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Dunque dovrebbe essere diffidenza. Senso critico. Demistificazione. Dovrebbe essere tutto ciò fino a quando da questa terra sparirà l’ultima menzogna, l’ultima demagogia e l’ultimo atto di violenza. Personalmente non penso che la poesia possa portare a tanto (a supporre che esista qualcosa in grado di farlo). Però credo che essa possa contribuirvi, insegnando all’uomo a pensare al mondo secondo categorie di diffidenza razionale nei confronti di tutto ciò che lo minaccia sotto forma di menzogna, demagogia e violenza. Ciò avverrà quando la poesia alla quale io penso diventerà pienamente e coerentemente diffidente, quando strapperà la maschera delle apparenze non solo al mondo esterno ma anche a sé stessa. Quando al tempo stesso in ciò che la circonda e in ciò che affonda radici nel suo profondo mostrerà i conflitti, le contraddizioni e la pluralità di significati che si nascondono sotto l’armonia, l’accordo e l’evidenza apparenti.

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Di lì deve cominciare. Dalla diffidenza, che prepara la strada a ciò di cui tutti abbiamo necessità. Penso – non è originale, lo so, ma ci siamo già quasi dimenticati che cosa dovrebbe essere importante per noi – penso, naturalmente, alla verità.

Stanislaw Baranczak (1946 – 2014) ha debuttato nel 1968 col volume “Korekta twarzy” (Ritocchi facciali); tra i libri successivi si ricordano “Jednym tchem” (In un soffio),incluso poi nella raccolta “Dziennik poranny” (Giornale del mattino) del 1972, nonché “Ja wiem, ze to niesluszne” (Io so che non è giusto) del 1977 e, l’anno successivo, “Sztuczne oddychanie” (Respirazione artificiale). Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, affermandosi come il maggior rappresentante della cosiddetta “poesia linguistica”. Ha svolto una notevole attività di traduttore, occupandosi dell’opera di autori come Dylan Thomas, Robert Lowell, Rainer Maria Rilke, Gottfried Benn, Paul Celan, Brodzki, Osip Mandel’ stam e Cummings.  

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