A tu per tu con Francesco Astiaso Garcia

di Filippo Davoli

Francesco Astiaso Garcia, italo-spagnolo, è pittore, fotografo, scultore e curatore. Si è laureato all’Accademia delle Belle Arti di Roma con il massimo dei voti e la lode, frequentando poi per una anno l’Académie des Beaux-Arts di Parigi. Ha girato il mondo realizzando affreschi e pitture murali nelle principali città di quattro continenti, (Madrid, Parigi, Varsavia, Shanghai, New York, Managua, Denver, La Valletta etc..), e in molte città italiane (Roma, Perugia, Teramo, L’Aquila, Pescara, Porto San Giorgio, etc…) Ha collaborato alla realizzazione degli affreschi dell’abside della Cattedrale di Madrid con il pittore Kiko Arguello con il quale collabora dal 2001. I suoi quadri sono stati esposti e apprezzati dal pubblico e dalla critica in numerose sedi tra cui la galleria Astarte a Parigi, il Museo Nazionale d’Arte Moderna di Malta e le Sale del Bramante a Roma. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private, tra le quali la collezione dei Musei Vaticani. Astiaso Garcia ha suscitato interesse nel mondo artistico per la sua capacità di rappresentare la figura umana in modo da fissarne sulla tela l’essenza spirituale. L’artista ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. Dal 2011 Francesco lavora anche per il Vaticano eseguendo diversi incarichi e commissioni artistiche. Nel 2015 ha ricevuto il Premio Internazionale “Giovanni Paolo I” assegnato a personalità che si sono contraddistinte nei vari campi del sapere per la loro testimonianza cristiana e di impegno nel sociale. ​​Nel 2019 è nominato Segretario Nazionale dell’Unione Cattolica Artisti Italiani (U.C.A.I.) e Segretario di Redazione della rivista “Arte e Fede”.

Filippo Davoli – Ho incrociato un tuo video online in cui canti una canzone a cui sono molto affezionato, nella versione di Mercedes Sosa, “Solo le pido a Dios”. Mi ha sorpreso favorevolmente che abbiamo in comune anche questa…
Francesco Astiaso Garcia – Qualche giorno fa, mi è capitato di leggere uno studio aggiornato sulle attuali spese militari a livello internazionale. Immaginavamo un mondo postpandemia  meno bellicoso e invece le cose vanno di male in peggio. Le spese militari mondiali hanno raggiunto un nuovo picco, mai toccato dalla fine della Guerra Fredda. Soldi che sono stati sottratti a capitoli di spesa di massima necessità, in un momento i cui l’economia globale sta soffrendo moltissimo. “Il mondo non è mai stato più minacciato o più diviso, siamo sull’orlo di un abisso e ci muoviamo nella direzione sbagliata”, ha affermato poco tempo fa il segretario generale dell’ONU, Guterres. Vi ricordate i cartelli appesi alle finestre durante la pandemia: “Andrà tutto bene!!” Sembra proprio che non riusciamo ad imparare dall’esperienza!

Astiaso Garcia al lavoro

FD – Quant’è semplice e vero… Che succede a questo nostro uomo contemporaneo, così apparentemente vulnerabile e invece così impenetrabile e testardo?
FAG – Quello che ci manca veramente è l’empatia, la capacità di immedesimazione nelle necessità  dell’altro. A tal proposito c’è un significativo midrash ebraico che racconta di un dialogo tra due rabbini, uno chiede all’altro: “mi ami tu fratello?”, “certo che ti amo fratello mio!”, “ma tu conosci veramente quello che mi fa soffrire?”, “No, come posso conoscerlo?”. Conclude il primo: “Se non sai cosa mi fa soffrire, non puoi amarmi veramente!”. Amiamo qualcuno solo se conosciamo in profondità le sue sofferenze, le sue angosce, e le facciamo anche nostre calandoci al suo posto. Ma siamo noi veramente interessati alle sofferenze e alle ingiustizie, ci sta a cuore il destino del mondo e degli uomini, o ci importa solo di noi stessi? Ecco qua, dunque, la bellissima canzone di Leon Gieco che citavi e che dice (in traduzione): “Solo chiedo a Dio che il dolore non mi sia indifferente e che la morte non mi trovi vuoto e solo, senza aver fatto quanto sufficiente“.

Francesco Astiaso Garcia e Filippo Davoli (2021)

FD – Temo che per sentirsi parte della vita altrui non valga molto nemmeno il miglior paternalismo o il buonismo più liberale…
FAG – A qualcuno potrebbe sembrare antidemocratico e discriminatorio ma le cose fondamentali della nostra vita non sono il prodotto di una scelta: Non scegliamo il luogo dove nascere né i genitori da cui nascere; non scegliamo le doti naturali con le quali venire al mondo o i pesi da portare. Non possiamo slegare l’uomo dalla sua storia, dal suo vissuto, dalla sua struttura psichica, dal contesto in cui si trova. Non tutti abbiamo ricevuto la stessa misura, e non a tutti verrà chiesta la stessa misura. Quanta confusione e superficialità quando si parla di merito; una non bene intesa cultura del merito ci spinge a pensare che la realizzazione e il successo dipendano dai propri sforzi. Ma sappiamo bene che non è così! Le conseguenze di questo equivoco sono gravissime perché non solo ci inducono a disprezzare chi porta pesi dei quali non ha nessuna responsabilità, ma ci spinge fino a vantarci di cose per le quali dovremmo metterci in ginocchio con la faccia a terra ringraziando Dio! Quando non riconosciamo più la nostra umanità negli altri, perdiamo anche la nostra.

FD – Le vittime del mondo…

Francesco Astiaso Garcia

FAG – Esatto, come ne “La città vecchia” di De André: «Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese. Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo». Quello di De André è un meraviglioso invito laico a non giudicare, ad andare oltre le semplici apparenze, a cercare l’uomo nel profondo. Lo stesso De André commentando la sua canzone disse: “Io credo che gli uomini agiscano certe volte indipendentemente dalla loro volontà. Certi atteggiamenti, certi comportamenti sono imperscrutabili. La psicologia ha fatto molto, la psichiatria forse ancora di più, però dell’uomo non sappiamo ancora nulla. Certe volte, insomma, ci sono dei comportamenti anomali che non si riescono a spiegare e quindi io ho sempre pensato che ci sia ben poco merito nella virtù e poca colpa nell’errore”. La sua canzone è dedicata agli ipocriti, ai benpensanti, ai moralisti sempre pronti a giudicare e puntare il dito, a chi si erige a giudice della vita degli altri senza conoscerne le sofferenze profonde, il vissuto e il bagaglio genetico; è dedicata a chi parla di pecore nere dando per scontato di appartenere al gregge delle pecore bianche. Quanto è importante entrare in questo mistero dell’uomo, di ogni uomo, di tutto l’uomo, e in questo senso la bellezza e la poesia giocano un ruolo fondamentale. Papa Francesco ha detto: “Non si può educare senza indurre il cuore alla bellezza…un’educazione non è efficace se non sa creare poeti”. 

*
ALCUNE OPERE DI FRANCESCO ASTIASO GARCIA
“Il poeta”, grafite cera e pigmenti su carta applicata su tavola (102×70-5cm)

 

 

“Come sei bella amica mia”

 

“Cuore d’artista”

 

“Pietro”

 

“La croce”
Back to Top